Il 17 luglio 2018 Unione Europea e Giappone hanno firmato a Tokyo un accordo di libero scambio estremamente rilevante per entrambe le parti. Non è un caso che a siglare il documento siano state le massime cariche pubbliche: il Presidente della Commissione Europea Jean-Claude Juncker, il Presidente del Consiglio Europeo Donald Tusk e il Premier Giapponese Shinzo Abe.

Obiettivo dichiarato di tale accordo è l’eliminazione totale o parziale di molti dei dazi attualmente in vigore negli scambi di beni e servizi tra le due aree geografiche. Tenuto conto del volume delle esportazioni dall’Europa al Giappone, che nel 2015 è stato di 58 miliardi di euro di prodotti e 28 miliardi di euro di servizi, l’applicazione del JEFTA (Japan EU Free Trade Agreement) a regime potrebbe comportare un risparmio per le imprese europee di circa 1 miliardo di euro all’anno.

L’accordo prevede infatti da parte giapponese l’azzeramento dei dazi sul 94% di tutte le importazioni provenienti dall’Unione europea, incluso l’80% di tutti prodotti ittici e agricoli.

In particolare, verranno eliminate le tariffe giapponesi su prodotti tra cui i formaggi stagionati, che sono attualmente al 29,8% e saranno definiti dei contingenti tariffari minimi sui formaggi freschi come la Mozzarella o la Feta; tolti i dazi anche sul vino, al quale è oggi imposta una barriera media del 15% e sulla pasta, su cui gravano dazi che possono arrivare fino al 24%.

Niente più dazi sulla carne suina processata e dazi minimi su quella fresca. Sulle carni bovine i dazi saranno ridotti dal 38.5% al 9% nel corso di 15 anni su buona parte della produzione.

L’accordo prevede l’eliminazione completa delle tariffe anche su molti altri prodotti strategici per la nostra economia quali cosmetici e tessile e una riduzione importante dei dazi sulle calzature che passeranno dal 30% al 21% all’entrata in vigore, per poi essere destinati ad essere azzerati nel giro di un decennio. Per quanto riguarda il settore automobilistico, è previsto un periodo di transizione dopo il quale i dazi saranno ridefiniti.

È importante sottolineare che una parte rilevante dell’accordo riguarda i controlli sui prodotti scambiati. Fino ad oggi le aziende europee dovevano sottostare a procedure lunghe e costose e spesso complicate imposte dalle Dogane del Sol levante per il riconoscimento di qualità dei prodotti, questo era un disincentivo soprattutto per i piccoli produttori, che vedevano in queste regole una barriera insormontabile. Il nuovo accordo, prevede il reciproco riconoscimento degli standard qualitativi, che sono i più elevati al mondo in termini di protezione dei consumatori. Inoltre sono oltre 200 le denominazioni d’origine controllata riconosciute dal Giappone come garanzia di qualità.

Va infine notato che l’accordo è il primo del suo genere a menzionare in maniera esplicita il rispetto degli Accordi di Parigi in tema di rispetto ambientale e sviluppo sostenibile e ad includere un impegno verso il miglioramento delle condizioni di lavoro, obbligando di fatto il Giappone alla ratifica delle convenzioni dell’Organizzazione mondiale del lavoro.

Attualmente l’Italia ha un surplus commerciale con il Giappone di 2.4 miliardi di euro, per un valore totale delle esportazioni di 6,6 miliardi di euro l’anno. Siamo il secondo Paese in Europa per volumi di esportazioni verso il Giappone e sono quasi 15.000 le aziende italiane che esportano in Giappone, di cui la maggior parte di dimensioni medio piccole. Per tutte queste aziende il JEFTA significherà non solo un risparmio in termini di costi, ma anche un’opportunità di aumentare le esportazioni in termini di volumi.

fonte http://ec.europa.eu/trade/policy/in-focus/eu-japan-economic-partnership-agreement/