A marzo il governo di Pechino ha dichiarato il lockdown a Shanghai, megalopoli da 25 milioni di abitanti (la seconda al mondo), protraendo per 18 giorni il divieto assoluto di uscire di casa.
Quello di Shanghai è il più grande porto container del mondo e consta di un doppio porto, uno fluviale ed uno marittimo (Yangshan), entrambi i più grandi del loro genere; a ciò si aggiunge l’aeroporto, lo Shanghai Pudong, uno dei maggiori per traffici cargo, la cui congestione si sta riversando a sua volta sui limitrofi scali regionali, come Zhengzhou, Xiamen, Shenzhen e Beijing; cosa simile avviene per i porti, con Ningbo, Hong Kong e Shenzen progressivamente in crisi per riflesso.
A livello portuale, dopo una sola settimana i volumi erano calati del 30%, con centinaia di migliaia di navi costrette a rimanere ancorate in rada per almeno una settimana prima di veder accordato il permesso ad attraccare.
L’operatività ridotta del porto di Shanghai non gli consente di smaltire i container né in entrata, né in uscita e il problema non è da poco se si considera che da Shanghai passa il 20% dell’export via container dell’intera Cina.